martedì 20 aprile 2010

I Servizi Sociali del Comune di Rieti chiusi durante l’orario di apertura al pubblico



Dopo aver ricevuto numerose segnalazioni, ieri mattina lunedì 19 aprile 2010 alle ore 11.55 con una delegazione dell’ARI onlus siamo andati ai Servizi Sociali del Comune di Rieti e abbiamo trovato la porta del Settore Socio-Assistenziale chiusa. Un’usciera ha aperto la porta e ci ha riferito che aveva ricevuto ordine di chiudere perché i numeri per parlare con le assistenti sociali erano terminati e le assistenti sociali erano occupate, a chi chiedeva di entrare ripeteva che l’ufficio era chiuso e suggeriva di provare a telefonare dopo le 13.00, o di tornare il lunedì successivo.

Eppure un cartello affisso sulla porta di ingresso a firma del Dirigente avvisa che il lunedì il Settore Socio-Assistenziale è aperto al pubblico dalle 9.00 alle 13.00.
 
Abbiamo chiesto all’usciera di far presente ai suoi superiori che non è consentito dalla legge interrompere arbitrariamente un servizio pubblico, come accade nel caso della chiusura al pubblico di un ufficio prima dell’orario stabilito.
 
Nel frattempo un agente del servizio d’ordine privato ci ha intimato di uscire, nonostante fosse il momento di apertura al pubblico e, vedendo che avevamo in mano una videocamera, ci ha detto con tono intimidatorio che avrebbe chiamato i Carabinieri per farci perquisire al fine di scoprire se avevamo effettuato filmati.
 
L’usciera invece, dopo aver consultato l’assistente sociale Funzionario Capo dell’Ufficio Assistenza Sociale, che ha evidentemente accolto le nostre osservazioni, ha lasciato aperta la porta fino alle 13.00, permettendo il regolare svolgersi del pubblico servizio.
 
Verso le 12.20, mentre andavamo via, l’agente privato ci ha intimato di non uscire fino all’arrivo dei Carabinieri, noi gli abbiamo segnalato che non rientra nella legalità la possibilità di trattenerci, ravvisando in questo comportamento un caso di sequestro di persona. L’agente privato ha desistito ed è quindi uscito insieme a noi e ci ha seguito fino alla nostra macchina dicendo che aveva intenzione di registrare il nostro numero di targa.
 
Da molte segnalazioni e testimonianze raccolte e dalla nostra esperienza diretta, risulta che abitualmente il Settore Socio-Assistenziale non rispetta l’orario di apertura al pubblico, chiudendo la porta d’ingresso prima di quanto previsto dall’avviso affisso sulla porta.
 
Ci auguriamo che il Settore Socio-Assistenziale osservi d’ora in poi l’orario di apertura al pubblico e invitiamo i nostri lettori a contattarci per raccontarci la vostra esperienza in proposito e per eventuali segnalazioni. L’ARI onlus nel frattempo segnalerà formalmente con una comunicazione scritta alla dirigenza dei Servizi Sociali del Comune di Rieti l’accaduto, chiedendo che l’Assessorato provveda a far rispettare l’orario di apertura al pubblico.
 
Di norma l’apertura al pubblico del Settore Socio-Assistenziale è prevista con lo stesso orario anche il giovedì mattina, ma un altro cartello affisso sulla porta d’ingresso a firma del Dirigente avvisa che dal 1° marzo fino al 30 aprile il Settore Socio-Assistenziale del Comune di Rieti rimarrà aperto al pubblico solo il lunedì dalle 9.00 alle 13.00 per esaminare le domande di assistenza degli utenti.
 
Considerata la difficile, a volte disperata, situazione socio-economica in cui tanti Italiani e stranieri residenti nel Comune di Rieti si trovano in questo periodo di grave crisi economica generale, ci sembra che non sia sufficiente consentire agli utenti di incontrare le assistenti sociali soltanto 1 o 2 volte a settimana, sempre che riescano a fare in tempo a prendere un numero.
 
Proponiamo quindi pubblicamente all’Assessore e al Dirigente dei Servizi Sociali del Comune di Rieti di prevedere una terza giornata di ricevimento, se possibile di pomeriggio, rispettando l’orario di apertura al pubblico.
 
Invitiamo tutti coloro che sostengono la nostra proposta a contattarci.

sabato 17 aprile 2010

Il mondo in tavola: a Rieti un’imprenditrice egiziana apre l’Alimentari Noor con prodotti da tutto il mondo


Ogni straniero che abita a Rieti lo sa, per preparare un piatto del suo paese deve prima andare a Roma a procurarsi gli ingredienti necessari. Sarebbe certamente più pratico preparare la cena potendo fare la spesa a Rieti. Per risparmiare ai suoi clienti tanti viaggi a Roma, l’imprenditrice egiziana Hala Mohamed Arafat ha avuto un’idea e ha aperto a Rieti in via Ludovico Canali, il viale della stazione, l’Alimentari Noor con prodotti alimentari da  tutto il mondo.
Hala non ha pensato solo ai suoi connazionali, certo riso e cous cous non mancano, se sono ben rappresentati Marocco, Tunisia ed Egitto, si possono trovare anche prodotti dell’Ukraina, della Romania, dell’Albania, delle Filippine, della Tailandia, della Bosnia, dell’Africa Centrale, del Pakistan e del Bangladesh. E i prodotti che non sono disponibili in negozio possono essere ordinati. Ma gli Italiani non si devono sentire da meno, c’è posto anche per latte e pane fresco, pasta, passata di pomodoro e farina. In ogni caso tra cous cous, noodles, tahina e tè egiziano, un bel piatto di pasta al sugo sta bene anche sulla tavola di una famiglia straniera. All’Alimentari di Noor capita anche di vedere stranieri che comprano la rosetta e Italiani che acquistano il pane arabo.
Un capitolo a parte va riservato alla carne halal, che per ora nell’Alimentari Noor si trova conservata in scatola ma che presto, ci ha assicurato Hala, sarà venduta fresca sotto vuoto. La carne halal è carne macellata secondo regole musulmane.
L’ubicazione del negozio di Hala, a due passi dalla stazione dei treni e degli autobus, è comoda anche per chi non vive a Rieti ma ci viene ogni giorno con i mezzi pubblici per lavorare o per studiare. Se la sera prima di tornare a casa con l’autobus viene voglia di tuffarsi nei sapori e nei profumi della propria terra o di fare i turisti soltanto chiudendo gli occhi e sentendo il profumo di una tisana di karkade, l’Alimentari Noor diventa un lasciapassare per un viaggio dei sensi.
Quella del negozio di prodotti alimentari non è una novità per Hala, sposata con due figli, vive in Italia da 12 anni, ha già avuto esperienze nel commercio. Dopo aver gestito in cooperativa un phone centre e una pizzeria kebab, Hala ha pensato di mettersi in gioco e di aprire un’attività tutta sua che ha fortemente voluto. Se il suo coraggio sarà premiato, Hala ha in mente di ampliare e diversificare la sua attività.
Hala è un bell’esempio di integrazione, sfata i pregiudizi che vogliono le donne musulmane sottomesse e silenziose, con coraggio e con forza nonostante tutte le difficoltà è riuscita a realizzare il suo sogno di mettersi in proprio. Presto potrebbe coronare anche il sogno di diventare cittadina italiana, per poter estendere i diritti acquisiti anche ai suoi figli che, pur essendo nati e cresciuti in Italia, frequentando da sempre le scuole italiane, essendo perfettamente bilingue, sono stranieri.
L’Alimentari Noor è aperto ogni giorno dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 16.00 alle 20.00, la domenica con orario continuato.

Alimentari Noor, prodotti orientali
Viale Ludovico Canali, 10 (viale della stazione)
Rieti


martedì 6 aprile 2010

Un'attivista per i diritti umani rischia molti anni di prigione

L’ARI onlus ha scelto di occuparsi del caso di Anastasia Denisova perché è un’attivista per i diritti umani, perché si batte contro il razzismo, perché opera in un paese la Russia in cui la xenofobia ha dei risvolti di violenza brutale, perché la giustizia è stata usata contro di lei per ridurre al silenzio un’organizzazione non gradita al potere e perché è una nostra collega, la sua organizzazione come la nostra infatti fanno parte del network internazionale UNITED.
Anastasia Denisova vive a Krasnodar Krai in Russia e dirige la ong ETHnICS, deve rispondere di accuse assurde davanti alle autorità russe e rischia di essere condannata a molti anni di carcere.
Combattere il razzismo e la xenofobia in Russia richiede un coraggio e una forza pari a quella che dimostrano le tante persone che lottano contro la mafia in Italia. È facile scoprire, navigando in rete, quanto sia diffusa in Russia e tollerata dallo Stato, la violenza di gruppo organizzata verso gli stranieri e verso gli attivisti per i diritti umani. Numerosi sono i casi di persone straniere malmenate e uccise brutalmente da gruppi di giovani neonazisti. Alcuni attivisti hanno così deciso di armarsi per difendersi dalla violenza neonazista.
Per aiutare Anastasia Denisova è possibile inviare per fax e per posta un appello al Pubblico Ministero della regione di Krasnodar krai e per conoscenza al Pubblico Ministero Generale, Plenipotenziario del Presidente della Russia nel Distretto Federale Sud. 


Anastasia Denisova case: investigation got tangled, Court sent the case back to Prosecution

Public prosecutor has withdrawn the case of the human rights activist Anastasia Denisova from court, acknowledging serious discrepancies. Investigation got tangled in dates, streets, experts and did not even verify real beholders and users of the seized computers and the laptop.
On March 31, 2010 at Leninsky district court of Krasnodar public prosecutor Karpenko appealed to judge Herman Lonshakov to withdraw the case of Anastasia Denisova, leader of human rights NGO “ETHnICS” and the member of the Coordinating Council of Youth Human Rights Movement, because of gross contradictions in the indictment. The judge allowed an appeal and delivered a judgment to send the case back to the Prosecutor's Office. That was exactly on what Marina Dubrovina, Anastasia's lawyer, was insisting. But it took four pre-hearings in order to bring it home to the prosecution and make law violations vivid, says Open Inform Agency correspondent.
Marina Dubrovina, who is representing Anastasia on the initiative of Interregional Human Rights Association AGORA, has many times stated not only about the veracity of the expert advice which was the indictment basis, but also about the unspecified place, time of an alleged crime and real proprietors of the seized computers and the laptop. Namely, in some documents the investigator claims that computers were seized at Lenin street, in some – at Frunze street (in some documents different house numbers are put together). Dates of “the crime” in some documents do not coincide with dates in other documents of the case.

sabato 3 aprile 2010

A Rieti la Locride che sceglie l’accoglienza dei migranti e rifiuta la ‘ndrangheta

“Bisogna fare l’amore con la non violenza per partorire la pace dal grembo della società.”
Angelo Frammartino
Che cosa ha richiamato una scrittrice della Val di Susa, la stampa italiana e internazionale e il regista Wim Wenders fino in Calabria nei paesini di Riace, Caulonia e Stignano per parlare di migranti? È stato quello che da tutti è definito un piccolo miracolo.
 

A raccontare l’esperienza straordinaria di una Locride virtuosa, è venuto a Rieti presso la Libreria Moderna il 30 marzo Giovanni Maiolo, uno degli operatori sociali di Riace e Caulonia, vicedirettore del settimanale di informazione calabrese La riviera, in passato Assessore ai Servizi Sociali di Caulonia. A Rieti Giovanni Maiolo ha presentato il libro "TRASITE, FAVORITE. Grandi storie di piccoli paesi. Riace e gli altri.", scritto da Chiara Sasso, scrittrice della Val di Susa, collaboratrice di Carta, militante No Tav, esponente della Rete dei Comuni Solidali, con interventi dello stesso Giovanni Maiolo e la prefazione di Tonino Perna, edito da Carta e Intra Moenia.

A rendere reale un sogno è stato nel Comune di Riace, un paesino della Locride, in una delle parti più difficili di una delle zone più tormentate d’Italia, il Sindaco Mimmo Lucano, che si dichiara uomo del partito di Peppino Impastato, a cui diventato primo cittadino per caso, è venuto in mente che per aiutare un territorio che si andava spopolando in favore di  grandi città, del Nord Italia e delle zone costiere, depresso per l’alto tasso di disoccupazione, afflitto dalla ‘ndrangheta, ci volessero i rifugiati e così “assecondando il moto spontaneo dell’anima” Riace ha cominciato ad accogliere con un’iniziativa autonoma i migranti ed è successivamente entrata a far parte dello Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Prima di diventare Sindaco di Riace Mimmo Lucano era un ragazzo che faceva teatro, che aveva fondato un’associazione, che ha deciso di formare una lista con altri ragazzi e dalle elezioni è uscito incredibilmente come primo cittadino. Alla seconda candidatura è diventato Sindaco non più per caso, infatti si è trovato contro unito e compatto tutto l’arco dei partiti da Rifondazione Comunista ad Allenanza Nazionale. Anche la ‘ndrangheta si è accorta di quel che stava accadendo e si è fatta sentire con una serie di violenti atti intimidatori.
Il Sindaco di Riace è un uomo che ha avuto l’idea di cambiare i nomi delle strade del paese, intitolandole ai martiri della mafia e della ‘ndrangheta: una via in cui abita un mafioso da poco uscito di carcere l’ha chiamata via Peppino Impastato, così ogni volta che dà il suo indirizzo quel mafioso deve pronunciare il nome di un eroe ucciso dalla mafia. Mimmo Lucano in cinque anni di amministrazione non ha rilasciato nessuna concessione edilizia sul litorale, in una zona in cui il ciclo del cemento e dell’edilizia nasconde e ricicla i soldi sporchi della ‘ndrangheta.
È stato un uomo di questo calibro, insieme ai suoi collaboratori, a trasformare il problema degli sbarchi di profughi in una risorsa per il suo territorio, lui ha pensato che dal mare non arrivano soltanto cose inanimate come i famosi bronzi di Riace, ma arrivano anche persone in carne e ossa che hanno bisogno di aiuto, ma che di aiuto possono anche offrirne.


Caulonia e Stignano, altri paesini della Locride, sono state gettate dentro quest’avventura da Mimmo Lucano nell’agosto del 2008 quando, in piena emergenza sbarchi non essendo ancora iniziati i respingimenti, Lampedusa scoppiava di migranti e i mass media italiani scoppiavano di proclami xenofobi dei politici razzisti di turno. I migranti arrivati da Lampedusa come numeri, nella Locride sono tornati ad essere persone.
Anche a Caulonia abbondano di coraggio e di fantasia: per non farsi mancare niente hanno pensato bene di modificare lo Statuto Comunale per attribuire ai migranti residenti il diritto di voto attivo e passivo; quando è stato approvato il pacchetto sicurezza con le ronde anti immigrato a Caulonia le ronde hanno deciso di farle fare agli immigrati contro gli Italiani ‘ndranghetisti.

Riace, Caulonia e Stignano ci raccontano di un’altra Locride, la parte buona della Calabria che ha qualcosa o molto da insegnare a tutta l’Italia.
Grazie alla presenza di amministratori illuminati e dei rifugiati si è innescato un circolo virtuoso e i centri storici spopolati hanno ricominciato a prendere vita, i rifugiati sono stati accolti in strutture diffuse anziché in un unico grande centro, è stata loro garantita tutta l’assistenza burocratica, legale, interculturale, sanitaria e psicologica del caso.
E pensare che questo tipo di accoglienza, dove ai rifugiati è restituita la loro umanità ed è data la reale possibilità di integrarsi, costa allo Stato molto meno di quanto costi rinchiuderli nei famigerati CARA, CPT o CIE.
In questi paesini sono stati aperti laboratori degli antichi mestieri dove le donne del posto hanno insegnato ai migranti a tessere con i vecchi telai e la ginestra, dove i migranti da anni lavorano la ceramica.
I genitori dei bambini riacesi sono grati ai rifugiati, perché è grazie ai loro figli che la scuola di Riace non ha chiuso dopo i tagli sull’istruzione.
E nonostante l’alta percentuale di migranti rispetto ai locali, in questi paesini non è arrivata la criminalità.La tanto famosa e decantata criminalità degli extracomunitari, dei clandestini, da queste parti non si è vista, i criminali da queste parti sono gli Italiani, si chiamano ‘ndranghetisti.
 


E poi? E poi Riace è diventata famosa, non più solo per i bronzi, ma ora anche per i rifugiati, allora a Riace è arrivato il mondo, i mass media italiani e internazionali hanno voluto raccontare questo piccolo miracolo, fino al regista Wim Wenders che ha deciso di farne un film “Il Volo”.

Eppure, rimanendo ancora in Calabria, non è molto lontana da questi paesini Rosarno, dove agli schiavi delle arance sparavano addosso, ma lì si racconta tutta un’altra storia dell’immigrazione. Quando a Rosarno è degenerata la situazione, i Sindaci di Riace e di Caulonia si sono offerti di accogliere gratuitamente i migranti feriti a Rosarno.
Da Rosarno i migranti sono arrivati a Caulonia anche l’estate scorsa, ma questa volta sono andati in veste di sportivi, hanno infatti voluto partecipare al torneo di calcetto “Un calcio al razzismo” e, arrivati in finale, gli altri concorrenti migranti hanno voluto riconoscere la vittoria a tavolino ai loro colleghi di Rosarno come gesto di solidarietà per la loro situazione di grave sfruttamento.

Tutto questo non è bastato a Caulonia che, dopo aver gestito un progetto Sprar, sta attualmente portando avanti un progetto biennale di reinsediamento di 200 profughi palestinesi iraqeni. Per loro Riace e Caulonia hanno coniato una moneta locale perché possano gestire il denaro ed essere più autonomi. Sulle banconote di Riace è raffigurato Peppino Impastato, su quelle di Caulonia c’è il ricordo della Repubblica Rossa di Caulonia.

E allora a Riace, Caulonia e Stignano quando arrivano dei migranti la gente dice “trasite, favorite” accomodatevi, fate come se foste a casa vostra.

Oltre a raccontare il successo dell’accoglienza di migranti, "TRASITE, FAVORITE. Grandi storie di piccoli paesi. Riace e gli altri.", il libro di Chiara Sasso parla di altri casi di una Locride coraggiosa, ad esempio di Natale Bianchi, un prete che è stato scomunicato per essersi schierato contro i preti mafiosi,  oppure di Mario Congiusta un uomo diventato un’icona antimafia e a cui la ‘ndrangheta ha ucciso il figlio giovane imprenditore.

 

La presentazione del libro di Chiara Sasso è stato il quarto appuntamento della rassegna culturale “Aperitivi verdi: Ricomincia la festa. Vivere bene al tempo delle tribù” organizzata dall’Associazione Postribù con la collaborazione della Libreria Moderna, delle Associazioni Germogli, Slow Food Casperia e Sabina, Il Ratto delle Sabine-Lorenzoni srl, del Teatro Potlach, del progetto Metallurgicamente e del Comitato rifugiati e richiedenti asilo di Rieti; media partner sono Sfumature di Viaggio, Immaginati di Riccardo Guadagnoli, Arte Studio TreSeiZero, ed il settimanale Carta. L’iniziativa ha ricevuto il Patrocinio della Provincia di Rieti Assessorato Cultura e della Fondazione Varrone.
 

Ad accompagnare il tutto c’è stato un “aperitivo nero-verde” Eritreo-Sabino.