venerdì 12 febbraio 2021

La linea sull'immigrazione: Al ministero dell’Interno la conferma di Luciana Lamorgese

Negli uffici del Viminale si applica una linea di continuità: rimane Luciana Lamorgese. Ecco cosa può cambiare nella linea sull'immigrazione

I nuovi attori della maggioranza hanno dovuto deporre le armi su molti argomenti per una pacifica convivenza all’interno della nuova compagine governativa. Sull’immigrazione potrebbe è prevalsa una linea di equilibrio tra Lega e Pd: questo è dimostrato dalla conferma al Viminale di Luciana Lamorgese.

Nessuna novità al Viminale con la formazione del governo Draghi: Luciana Lamorgese è dentro all’esecutivo e sarà ancora una volta il ministro dell’Interno. Originaria della Basilicata con in tasca una laurea in giurisprudenza, prima di arrivare a ricoprire l’incarico ministeriale è stata prefetto a Venezia dal 2010 al 2012 e poi a Milano dal 2017 al 2018. La svolta nella sua carriera è arrivata nel 2013 quando, l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano, l’ha nominata capo di Gabinetto del ministero dell’Interno. La Lamorgese è diventata capo del Viminale nel settembre del 2019 con l’insediamento del governo Conte bis. Dopo la crisi del governo giallorosso iniziata il mese scorso e, l’accettazione con riserva della formazione della nuova compagine governativa da parte di Mario Draghi, nulla è stato dato per scontato quanto al nome dei nuovi ministri.

Sono state giornate in cui avanzare pronostici e toto ministri è stato pressoché superfluo e inutile dal momento che non sono trapelate indiscrezioni. Adesso la Lamorgese tornerà negli uffici che già conosce ma quasi certamente con un lavoro tutto da rifare visti gli scarsi obiettivi raggiunti sul fronte immigrazione. Solo a metà gennaio infatti in audizione alla Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato, il ministro dell’interno ha ammesso implicitamente il fallimento dell’Italia a livello europeo. Tutto ciò è stato confermato dal Patto europeo sull’immigrazione presentato a settembre dal presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen. Nel documento non si parla né di annullamento del trattato di Dublino né di meccanismi automatici sui ricollocamenti, obiettivi che rappresentavano la nuova sfida del governo giallorosso sin dal momento dell’insediamento.

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