venerdì 12 aprile 2013

Servizi Sociali del Comune di Rieti: vecchi problemi e vecchie risposte per la nuova amministrazione

Una nuova amministrazione a capo dei Servizi Sociali del Comune di Rieti, ma ai vecchi problemi per il momento si reagisce con vecchie risposte. E di partecipazione e trasparenza per ora neanche l'ombra.

Ieri mattina c'era la ressa davanti ai Servizi Sociali del Comune di Rieti. Gli utenti si lamentano e il Comune risponde che hanno poche assistenti sociali e pochi soldi, la formula è sempre la stessa anche se l'amministrazione è cambiata, prima Emili, ora Petrangeli.
Ad un primo sguardo non si può negare che la fila delle persone che chiedono di parlare con le assistenti sociali sia lunga, che il tempo a disposizione sia breve e che le risorse economiche a quanto si dice non bastino per tutti. Ma basta guardare anche un po' più in là, guardare intorno e anche più a fondo, per vedersi poi aprire scenari completamente diversi.
Noi dell'ARI onlus (Associazione Rieti Immigrant - provincia) siamo dell'idea che al momento non si stia facendo niente per diminuire la quantità di gente che ogni lunedì e giovedì mattina si riversa sui Servizi Sociali:
  1. Ad oggi non è possibile presentare regolare domanda scritta per chiedere l'assistenza dei Servizi Sociali anche se previsto dal Regolamento, per verificarlo basterà andare all'URP del Comune di Rieti e ci si accerterà che non è più disponibile il modulo della domanda. Quindi se prima per presentare domanda di assistenza si lasciava un modulo all'URP ora si deve andare di persona ai Servizi Sociali e chiedere assistenza a voce e di persona.
  2. Non vengono pubblicate graduatorie, come previsto dal Regolamento, per dare una risposta formale, regolare, oggettiva ed equa alle domande presentate. Il problema della privacy è un falso problema, visto che in altri Comuni si è ovviato semplicemente assegnando un codice identificato. Le graduatorie potrebbero essere consultate in un albo affisso ai Servizi Sociali e pubblicato su internet. Non è complicato, non è costoso e risolverebbe una marea di problemi. Ora invece per sapere qual è la risposta alla domanda di assistenza non si può consultare una graduatoria, ma si deve andare di persona ai Servizi Sociali e chiedere a voce se la propria domanda è stata accolta.

Proviamo a ragionare: se una persona vuole chiedere assistenza ai Servizi Sociali deve andare di persona a presentare la domanda a voce e deve andare di nuovo di persona a chiedere ogni volta la risposata alla propria domanda, anche due volte a settimana di ogni settimana. Il tutto, domanda e risposta, soltanto a voce e di persona. Se, mettiamo, fossero solo cento le persone che chiedono assistenza, potete immaginare che cosa significa riceverle anche solo una, due o tre volte per sentirsi chiedere “avete qualcosa da darmi?”. 
                                                   
E poi, l'assistente sociale di turno che si vede due volte a settimana la sfilata di disperati che vanno a “chiedere le elemosina”, con quale metro di giudizio e quale obiettività, equità e imparzialità può decidere a chi dire sì e a chi no? A chi arriva prima? A chi fa un discorso più commovente? A chi è più convincente? A quali criteri validi e obiettivi si appoggia se non esiste una graduatoria e visto che le disperazioni si assomigliano purtroppo tutte e i soldi purtroppo pare che siano pochi? Chi decide veramente? Il processo decisionale e il suo esito rimangono confinati nel chiuso del suo ufficio e le tracce ufficiali si perdono e soprattutto non sono soggette ad un controllo pubblico, a trasparenza.

La situazione contingente è poi stata aggravata dal trasloco dell'Assessorato ai Servizi Sociali dai locali di viale Matteucci ai locali di viale Morroni, durante il quale l'Assessorato ha deciso di chiudere il servizio di ascolto delle assistenti sociali che peraltro si svolge solamente due mattine a settimana, il lunedì e il giovedì. Era proprio necessario sospenderlo? Non si poteva trovare un modo per garantire la continuità del servizio? Alle assistenti sociali serve soltanto un tavolo e una sedia.
Alla luce di tutti questi elementi il dubbio non può che sorgere: questa situazione caotica giova a qualcuno? E se sì, a chi?
Ieri la risposta del Sindaco al disordine che si era creato è stata di promettere due assistenti sociali in più, ma davvero è questo che serve per risolvere la situazione? Sicuramente due assistenti sociali in più non faranno male, anche se saranno un costo ulteriore a carico del Comune, ma di certo non è questa la soluzione e non sembra questo neanche l'inizio della soluzione.
Da voci ufficiose abbiamo saputo che il modulo della domanda di assistenza è stato ritirato perché l'Amministrazione comunale sta elaborando un nuovo Regolamento comunale per l'assistenza economica. Ma ci sembra ragionevole che il vecchio Regolamento debba essere rispettato e attuato finché non entrerà in vigore il nuovo, oppure ci sarà un periodo di assenza di regole in cui si può generare uno stato di caos e una gestione arbitraria delle risorse economiche.
Ci domandiamo poi perché la nuova amministrazione, che ha fatto un cavallo di battaglia dello spot “mettici del tuo” ora non coinvolga tutta la cittadinanza nel processo di elaborazione del nuovo regolamento mettendone a disposizione una bozza, o almeno i principi che lo ispirano e le metodologie che si intenderanno seguire. Sarebbe il caso che il Sindaco Petrangeli e l'Assessora Mariantoni ne parlino pubblicamente e chiaramente. L'ARI onlus ci vuole mettere del suo e a tale scopo abbiamo inviato nei giorni scorsi una richiesta di appuntamento all'Assessora e alla Dirigente dei Servizi Sociali.
A questo punto poi ci domandiamo “dove è andata a finire la trasparenza?”. Non c'è un modulo per presentare domanda; non ci sono graduatorie; non si sa quante sono le persone che hanno presentato domanda di assistenza, quante di esse hanno i requisiti per riceverla, a quante di esse è stata concessa e in che misura, a quante invece no. Questi sono dati statistici che non violano privacy alcuna, ma non sono disponibili. In assenza di dati trasparenti e pubblici è facile sottrarsi al controllo, al giudizio e alla critica della cittadinanza e degli organismi ai quali la nostra società riconosce un ruolo di controllo e di vigilanza. Un tempo questa si chiamava partecipazione.
L'Assessorato e l'Amministrazione comunale hanno il dovere di garantire la trasparenza nelle procedure di assegnazione dei contributi e l'equità nell'assegnazione degli stessi.
Si aggiunga poi che la nuova Amministrazione ha dato un fortissimo segnale di grandissima continuità politica con la precedente Amministrazione avendo confermato al suo posto un funzionario capo con un ruolo chiave all'interno dei Servizi Sociali, una colonna portante dei Servizi stessi. Per noi è un chiaro segnale della mancanza di volontà di cambiare un sistema che in questi anni ha attirato a sé molte critiche e anche guai giudiziari.
A mezzo stampa abbiamo appreso che il Sindaco Petrangeli ha dichiarato che il Comune, in collaborazione con la Guardia di Finanza, sta cercando di fare chiarezza sull'erogazione dell'assistenza economica per evitare che vada nelle mani sbagliate. “Ci auguriamo – ha commentato il coordinatore dell'ARI onlus Edo Ihaza Eastowood - che le parole del Sindaco vogliano dire che se qualcuno all'interno dei Servizi Sociali ha messo aiuti economici nelle mani sbagliate dovrà assumersi la responsabilità delle proprie azioni e pagare per i propri errori”.

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